Una '"Effusio Sanguinis" del convento di San Francesco a Firenze
Francesco Traversi
Originariamente l’opera dovette stare – non sappiamo a quale altezza cronologica – sull’altar maggiore ligneo della chiesa conventuale di Santa Maria a Ripa in Empoli, poiché dalle Memorie (1663) si intuisce che «il tabernacolo pure di legname indorato» fosse a corredo dell’allestimento cinquecentesco, mentre le due statue che a quel tempo lo affiancavano – «l’una alla destra, di S. Francesco, e l’altra alla sinistra, di S. Antonio da Padova» – sono state dubitativamente collegate all’intervento seicentesco (cfr. Pagni, Siemoni 1988, pp. 71-72).
Pubblicato nella monografia sul complesso francescano quando ancora presentava uno «stato conservativo […] mediocre per le tarlature e le cadute del colore» (ivi, p. 172), l’oggetto viene ora esposto nel suo restaurato aspetto.
Per l’impianto architettonico l’anonimo intagliatore si affida a canoni classici costruendo il ciborio in forma di tempietto, con l’arcata a tutto sesto fiancheggiata da paraste scanalate abbellite con rosette, il tutto sormontato da una trabeazione lungo cui corrono decorazioni vegetali.
Il tema iconografico dipintovi è quello dell’Effusio sanguinis, il corpo e il sangue di Cristo offerti in remissione dei peccati, non propriamente raro ad inizio Cinquecento (cfr. Grassi 2020, pp. 104-105) ma che godrà di maggior fortuna in seguito alle disposizioni emesse dal Concilio di Trento. Se da un lato questo scrigno del Santissimo Sacramento è stato collocato cronologicamente entro il 1510 (anno in cui i lavori della chiesa erano ormai terminati: cfr. Pagni, Siemoni 1988, p. 173), dall’altro, non essendo tuttavia pienamente dimostrabile l’appartenenza dell’oggetto all’arredo del pristino altare, sarà opportuno ricorrere alla riprova dell’analisi della pittura. Si propone qui di riconoscervi la mano del Maestro dei Cassoni Campana, nome di comodo formulato per raccogliere un nucleo di opere spettanti ad un’anonima identità – in cui confluiscono anche parte dei lavori del Maestro di Tavarnelle – per la quale venne proposto un accostamento (se pur plausibile, non correlabile con certezza) ad un Antonio di Jacopo Gallo, pittore forestiero presente in Firenze dal 1503 al 1527 (le vicende critiche sono riassunte in Mattedi 2021). Delucidanti per un parallelismo stilistico appaiono la tavola di Tavarnelle Val di Pesa (cfr. Caterina Proto Pisani 1995, pp. 33-34 cat. 11) o le Madonne col Bambino e san Giovannino che si incontrano nella sua produzione. La predella del “Loretino” in San Miniato al Tedesco (correttamente assegnatagli in Campigli 2014) appare calzante per delineare una nuova datazione del nostro dipinto, essendo documentati i lavori al dossale ligneo nel 1527-1529 (cfr. Nanni-Regoli 1991, pp. 50, 55-57; Boldrini 2005). La stretta contiguità stilistica fra lo sportellino empolese e la predella sanminiatese suggerisce una esecuzione delle due opere piuttosto ravvicinata, forte della congruenza formale delle raffigurazioni del Nazareno, vedasi in particolare il Noli me tangere. Al “Campana”, che per le immagini di Cristo pare ispirato dagli intagli di Antonfrancesco Bugiardini, spetta una piccola Crocifissione con ai lati i santi Maria Vergine, Zanobi, Maddalena, Orsola e Giovanni evangelista conservata nell’Archivio Capitolare della metropolitana fiorentina (cfr. Mattedi 2022, pp. 68-70) – non distante nei modi dalle pale di Tavarnelle e Montebicchieri (1519: cfr. M. Campigli, in Visibile pregare 2013, pp. 28-29, cat. 65) – affine all’Effusio Sanguinis per la medesima morfologia addominale del Redentore. Lo sportello venne verosimilmente dipinto negli anni Venti per abbellire l’altare della chiesa empolese, già costruita da un decennio.
Pubblicazione della scheda:
Francesco Traversi, in Divini Splendori. Tesori e percorsi francescani a Fiesole e La Verna, catalogo della mostra (Fiesole-La Verna 2022), Bibbiena 2022, n. 6, pp. 84-85
Bibliografia di riferimento:
Grassi 2020
A. Grassi, Un “lato” nuovo di Guillaume de Marcillat. Il Cristo Eucaristico di Bibbiena e il rapporto con Giovanni Antonio Lappoli, in Cinquecento svelato 2020, pp. 86-119
Pagni-Siemoni 1988
L. Pagni, W. Siemoni, La Chiesa e il Convento di S. Maria a Ripa. Storia, architettura e patrimonio, presentazione di E. Carli, Tirrenia (Pi) 1988
Caterina Proto Pisani 1995
R. Caterina Proto Pisani, Il museo di arte sacra a Tavarnelle Val di Pesa, (“Biblioteca de ‘Lo Studiolo’”, 11), Firenze 1995
Nanni-Regoli 1991
G. Nanni, I. Regoli, San Miniato. Guida storico artistica della città e del suo territorio, Ospedaletto (Pi) 1991
Mattedi 2022
L. Mattedi, Un insospettabile sodalizio tra il Bachiacca e il Maestro dei Cassoni Campana, in «Paragone», LXXIII, terza serie, 161-162, 863-865, 2022, pp. 67-81
Visibile pregare 2013
Visibile pregare. Arte sacra nella diocesi di San Miniato, volume terzo, a cura di R.P. Ciardi e A. De Marchi, catalogo di B. Bitossi, M. Campigli e D. Parri, Ospedaletto (Pi) 2013
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