"Nobiltà Segreta" a Bibbiena (AR)

Cenni sul percorso storico-artistico di "Nobiltà Segreta"

Michel Scipioni

Palazzo Dovizi

Il palazzo più importante di tutto il Casentino, costruito al limite della prima cerchia muraria di Bibbiena (ristrutturata e fortificata nel 1442 per decreto della Repubblica Fiorentina), fu commissionato dal cardinal Dovizi intorno al 1514 all’architetto fiorentino Baccio d’Agnolo, il quale realizzò un progetto ispirandosi ai grandi palazzi rinascimentali fiorentini.

Legato alla famiglia Medici, nonché amico di Raffaello, il Cardinale fu anche committente delle due robbiane eseguite da Luca della Robbia il Giovane per gli altari laterali della chiesa di San Lorenzo a Bibbiena (entrambe parte del percorso di visita).

 

Palazzo Poltri

Edificato dalla nobile famiglia Poltri, conserva i suoi tratti architettonici tipici del Cinquecento, come il bugnato e le finestre arcuate. Realizzata quando già Cosimo I era Duca di Toscana, la facciata presenta lo stemma Medici con la corona Granducale in angolo. Dettaglio interessante la presenza, sul fianco del palazzo, della finestra inginocchiata: ideata inizialmente per palazzo Medici-Riccardi in sostituzione delle vecchie logge. La famiglia Poltri, una delle più potenti di Bibbiena, unirà la sua storia a quella dei Dovizi grazie al matrimonio tra Giovanni Poltri e la sorella del Cardinal Bibbiena. 

 

Palazzo Niccolini

Oggi sede del Comune di Bibbiena, fu eretto dal marchese Filippo Niccolini intorno al 1645 e passò per eredità prima alla famiglia Ducci e successivamente ai frati Francescani, che nel 1905 lo cedettero all’amministrazione comunale in cambio del convento di San Lorenzo.

Recentemente restaurato dall’attuale amministrazione comunale, presenta una piccola cappella interamente decorata con Angioletti festanti e musicanti dal pittore fiorentino Giuseppe Parenti, le porte interamente decorate, sempre nel Settecento, con splendide vedute di paesaggio, una saletta che presenta alle pareti scene agresti (probabilmente dipinte nell’Ottocento) e un grande salone delle feste, oggi interamente recuperato.

Palazzo Scoti-Franceschi

Il palazzo appartenuto alla famiglia patrizia Scoti-Franceschi è ancora oggi dotato dell’antica torre medievale visibile nell’androne delle scale ancora lastricato con le pietre originali.

Qui è il più bel giardino pensile all’italiana del Casentino, dislocato su più livelli e fornito di fontane, dal quale si può ammirare una suggestiva vista dell’Oratorio di San Francesco e, in lontananza, del Sacro Monte della Verna. Splendido anche il grande salone della musica, interamente decorato dal pittore fiorentino Giuseppe Parenti.

Il palazzo passerà successivamente in mano alla nobile famiglia romana dei Ghezzi (il conte era uno dei portatori della sedia gestatoria del Papa), di cui è possibile vedere lo stemma affisso sul muro dell’androne.

 

Palazzo Nati-Poltri (oggi Conti)

Il palazzo, che si affaccia sulla piazza principale della città, è reso celebre dal magnifico ciclo di affreschi realizzati da Giuseppe Parenti, che si dipana fra le varie sale del pian terreno, trattando scene ispirate al Vecchio Testamento.

A fianco dell’ingresso principale si intravede una scalinata a gradoni, oggi ristrutturata, che presenta la caratteristica del “passo del cavallo”, che serviva per accedere alle cantine sottostanti.

Palazzo Ferri

Situato in estremità di via Berni è caratterizzato da una facciata con tre ordini di finestre e da una serie di sale poste al primo piano nobile interamente affrescate intorno alla fine del Settecento, fra le quali la più celebre è sicuramente quella dedicata ad Apollo, divinità dell’antica Grecia, protettore delle arti. Altre sale sono decorate con motivi antichizzanti, ispirati in particolar modo alle decorazioni di Pompei: si tratta perlopiù di figure femminili danzanti o che fluttuano leggere su sfondi chiari e celestiali.

Palazzo Campana

La residenza nobiliare conserva un tratto che la contraddistingue: il ripristino del colore verde per il portone, ad indicare che quello era un palazzo “fattoria”, dove nelle cantine erano custoditi i vettovagliamenti relativi ai poderi ed ai possedimenti di famiglia. Il palazzo, caratterizzato da tre splendide sale dipinte ad affresco nell’Ottocento, possiede un bellissimo giardino pensile che presenta ancora un pozzo con la vera originale. La proprietà era in origine indivisa ed apparteneva alle tre sorelle Campana, che avevano adibito il locale di fianco all’ingresso a cappella privata.

Teatro Dovizi

Incastonato fra le numerose residenze d’epoca è il bellissimo Teatro Dovizi, costruito intorno alla metà del XIX secolo, su progettato dall’architetto Niccolò Matas, autore anche dei progetti per la facciata del duomo di Firenze.

Il teatro, che nel nome omaggia il celebre cardinal Bibbiena, fu voluto dall’Accademia degli Operosi, circolo di nobili di Bibbiena, che cercavano un luogo per celebrare e praticare la cultura.

La propositura dei Santi Ippolito e Donato

La fondazione della propositura di Bibbiena risale ad oltre mille anni fa, quando questa si trovava fuori dalle mura cittadine, in un luogo noto come Castellare, che domina la piana dell’Archiano. Intorno alla metà del X secolo (il primo documento è del 979 d.C.), la chiesa venne edificata nel luogo in cui si trova ancora oggi, svolgendo la funzione di cappella del castello dei vescovi di Arezzo.

Successivamente alla battaglia di Campaldino (11 giugno 1289), quando gli aretini furono sconfitti dai fiorentini, la chiesa fu abbattuta durante gli otto giorni di sacco che subì Bibbiena. Poco anni dopo, fra il 1312 e il 1325, Guido Tarlati, vescovo di Arezzo nonché signore anche del castello di Bibbiena, fece ricostruire la chiesa sopra quella precedente, riprendendo la pianta a croce greca orientata. L’ingresso principale fu realizzato nella parete ovest (l’attuale lato sinistro), dove ancora oggi si trova una scritta in memoria di questa antica ricostruzione sull’architrave della porta detta “delle Campane”.

Intorno alla metà del XV secolo la chiesa fu ampliata e trasformata a croce latina, determinando il posizionamento del nuovo presbiterio a nord, mentre il lato ovest-est divenne l’attuale transetto.

La chiesa svolse la funzione di pieve fino al 4 settembre 1744, quando monsignor Domenico Poltri chiese al vescovo di Arezzo Carlo Filippo Incontri di elevarla a Propositura, funzione che svolge ancora oggi. L’edificio sacro, inizialmente dedicato ai santi Ippolito e Cassiano, è intitolato dal 2016 ai Santi Ippolito e Donato, quest’ultimo patrono anche della città di Arezzo.

 

Chiesa e chiostro di San Lorenzo

La chiesa di San Lorenzo, annessa all’omonimo convento francescano, fu edificata alla fine del XII secolo e nei secoli successivi. Fu riedificata nel 1474 dai padri francescani in chiaro stile rinascimentale, con archi e campate a tutto sesto. La copertura e la facciata furono ricostruite dopo il 1919 a seguito di un terribile terremoto che colpì la città. All’interno, la chiesa custodisce due tra le più importanti robbiane presenti in Casentino: la Natività e la Deposizione di Luca della Robbia il Giovane.

 

Oratorio di San Francesco 

Situato in via Berni, e ancora oggi sede dell’antica compagnia di San Francesco delle SS. Stimmate, l’edificio, originariamente casa di proprietà dei monaci camaldolesi, fu acquistato nel 1508 per costruirvi un oratorio. Il piccolo ambiente, interamente affrescato dal pittore fiorentino Giuseppe Parenti, con un maestoso ciclo di affreschi interamente dedicata alla celebrazione del mistero dell’Eucaristia, si presenta come uno dei gioielli aretini del Rococò toscano.

Le preziose decorazioni a stucco e l’arco presbiteriale sono realizzate negli anni Settanta del Settecento da Francesco Rusca, autore anche degli stucchi della chiesa conventuale di Sargiano, non lontano dalla città di Arezzo.

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